Palazzo Minoletti

PERIODO FASCISTA

Palazzo Minoletti inizialmente sarebbe dovuto sorgere in piazza Risorgimento, dato che piazza Garibaldi era già utilizzata per le adunanze cittadine. Tuttavia i dirigenti del partito fascista decisero di costruire la casa del fascio di fronte alla statua di Garibaldi, abbattendo così l’albergo Tre Re. Nel 1939 venne indetto il concorso per la realizzazione della casa del fascio, che venne vinto da Giulio Minoletti, architetto che aveva partecipato alcuni anni prima al concorso per disegnare il piano regolatore. Il progetto venne criticato per la mancanza della torre littoria e perché era povero di simboli del regime, tuttavia il disegno prevedeva l’utilizzo esclusivo di materie prime italiane, il che era un omaggio alla dottrina del regime. Nel 1941 l’edificio venne completato e diventò subito sede del Partito Nazionale Fascista, della Gioventù Italiana del Littorio, del Fascio Femminile e delle Associazioni sportive e di quelle d’Arma. Nel piano interrato venne realizzato un rifugio antiaereo rimasto intatto anche dopo la guerra. 

1. Piazza Garibaldi prima della costruzione del palazzo

DOPOGUERRA

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale l’edificio diventò sede dell’agenzia delle Entrate e lo rimase fino al 2002, quando venne chiuso definitivamente. Nel febbraio 2009 Palazzo Minoletti venne acquistato dal comune di Gallarate per la cifra di 1,7 milioni di euro con l’intento di renderlo la nuova sede della biblioteca civica, progetto non ancora realizzato.

2. Progetto per il concorso della casa del fascio a Gallarate

PRESENTE

L’edificio, abbandonato da anni e proprietà del comune di Gallarate, è inserito nel piano delle valorizzazioni immobiliari del Documento Unico di Programmazione, infatti rappresenta un potenziale punto di forza per la città di Gallarate. Nonostante ciò e nonostante un recente interesse da parte dell’amministrazione comunale verso l’edificio, il destino di Palazzo Minoletti rimane incerto. 

3. Palazzo Minoletti oggi

FUTURO

Sono stati diversi i progetti riguardanti la riqualifica di piazza Garibaldi proposti negli ultimi anni, l’ultimo dei quali è il progetto Attract. Il progetto prevede la conservazione dell’edificio attraverso interventi di ristrutturazione e valorizzazione, rendendo il palazzo un simbolo della città in grado di portare economia e risorse turistiche. Gli scenari sono parecchi: si parla di adibire il palazzo ad uso commerciale, a spazio espositivo, a sede per eventi o a centro culturale. Tuttavia quest’ultima ipotesi è la meno plausibile, infatti la casa della cultura gallaratese, ormai, è diventata il Maga. Non è esclusa la possibilità di ricavare appartamenti vendendo la struttura. 

4. Progetto esterno per la ristrutturazione del Palazzo Minoletti

5. Progetto interno (sezione) per la ristrutturazione del Palazzo Minoletti

IN GENERALE

Palazzo Minoletti è un’importante testimonianza dello stile architettonico razionalista degli anni 30’ impreziosito dalle ampie scale, dalle ampie finestre, dal rifugio antiaereo e dalla terrazza sul tetto da cui ammirare il cuore della città. La struttura può essere divisa in due parti: quella più alta, che si affaccia su piazza Garibaldi, e quella più bassa, che si affaccia su piazza della libertà; divise da una vetrata che unisce lo stile più tradizionale, che si affaccia su quello che potrebbe essere definito il centro religioso,  e lo stile più tendente alla modernità che si affaccia su quello che una volta era il centro laico e politico della città. In questo modo si crea una vera e propria unione tra le due piazze e tra il mondo laico e quello religioso. La parte più alta è rivestita di piastrelle ceramiche prodotte dalla società italiana Refrattari solamente per questo edificio; la parte più bassa è solamente intonacata facendo sì che si integri al meglio con tutta l’edilizia circostante, già presente. 

6. Modello tridimensionale della struttura

L’AFFRESCO

Al secondo piano del salone principale del palazzo gli 80 mq di parete erano, e sono tuttora, affrescati con la grande composizione allegorica “La Gloria” eseguita nel 1940 da Alessandro Pandolfi. Volgendo lo sguardo al muro si scorge solo una nuda parete di fondo, dell’affresco non c’è traccia. Infatti l’artista, quando la caduta del fascismo era vicina, coprì l’affresco prima con un tricolore, poi con uno strato di calce per evitare che l’opera venisse distrutta. L’affresco è visibile in alcune riproduzioni che si sono conservate e raffigura una scena con figure intente in lavori dei campi ed edili, sullo sfondo del paesaggio industriale di Gallarate riconoscibile principalmente dagli edifici sacri. Al centro è collocata la figura del Duce a cavallo, incoronato da una Vittoria alata. 

7. Ricostruzione dell’affresco